Il dibattito attorno al nuovo articolo costituzionale sulla politica familiare si sta accendendo, soprattutto con prese di posizione molto forti di contrari irritati per questioni ideologiche e di visione della società. Ma cosa recita questo famigerato nuovo articolo della Magna Charta svizzera? Occorre assolutamente citarlo: «Nell’adempimento dei suoi compiti la Confederazione prende in considerazione i bisogni della famiglia. Può sostenere provvedimenti a tutela della famiglia. La Confederazione e i Cantoni promuovono la conciliabilità tra la famiglia e l’esercizio di un’attività lucrativa o la formazione». E ancora: «I Cantoni provvedono in particolare a un’offerta appropriata di strutture diurne complementari alla famiglia e parascolastiche. Se gli sforzi compiuti dai Cantoni o da terzi non sono sufficienti, la Confederazione stabilisce i principi applicabili alla promozione della conciliabilità tra la famiglia e l’esercizio di un’attività lucrativa o la formazione». È questo il testo conteso che per divenire realtà necessita, dopo il voto favorevole del Parlamento (157 favorevoli, 69 contrari e 3 astenuti) e del Consiglio federale, anche l’accettazione da parte del Popolo e dei Cantoni il prossimo 3 di marzo.
Un classico articolo costituzionale quadro, fondamento per una politica familiare moderna e proattiva. Una norma mantello che sancisce un orientamento per i Cantoni, i Comuni e gli attori della società civile. Servono condizioni quadro favorevoli per i nuclei familiari, per la conciliabilità tra lavoro e famiglia e quindi, direttamente, per l’esistenza medesima delle future generazioni di cui tanto necessita la Svizzera. Vogliamo costruire il domani contando solo sull’immigrazione? O vogliamo renderci conto che la piramide generazionale mostra una preoccupante evoluzione verso una società senza figli? Non si vuole statalizzare l’educazione, nessuno dice che tutti i bambini devono andare all’asilo nido. Non si vogliono privare le famiglie della libertà di scelta sull’impostazione da dare alla propria vita coniugale e alla crescita dei figli. Non si vuole stravolgere un sistema che oggi tende proprio all’indirizzo dato dal testo citato; si vuole garantire un’offerta.
La Costituzione svizzera contiene già oggi numerosi articoli quadro simili, relativi ad esempio alla politica giovanile, a quella degli anziani, alla formazione, al mondo del lavoro, a quella congiunturale e ad altri ambiti ancora. Non mi pare che tutti questi settori siano nazionalizzati e che il cittadino sia privo di responsabilità e autonomia!
La società evolve, forse non sempre nel modo auspicato. Il modello di famiglia tradizionale non è superato, va anzi promosso e difeso, ma nuove forme di famiglie, penso soprattutto a quelle monoparentali, sono una realtà diffusa, spesso in difficoltà nell’integrarsi nel mondo del lavoro e a garantirsi la fondamentale indipendenza socioeconomica.
Anche con l’introduzione del nuovo articolo costituzionale, sarà sempre la coppia o il singolo genitore a scegliere come impostare la propria vita. Solo con l’introduzione di questo principio nella Costituzione si garantisce a tutti il diritto all’indipendenza economica, la possibilità di formarsi e di partecipare alla vita comunitaria. Non si può – purtroppo – paragonare la realtà odierna a quella delle scorse generazioni. Lo Stato, in posizione sussidiaria ma comunque presente con una propria offerta di base, ha il compito di mettere in atto delle condizioni quadro favorevoli alla conciliabilità tra lavoro e famiglia. L’alternativa sono costi sociali immensi e una Svizzera di domani votata all’esclusivo individualismo. Una Svizzera senza figli. Sì al nuovo articolo costituzionale per le famiglie!
pubblicato su Corriere del Ticino, 09.02.2013