Saranno le vacanze scolastiche pasquali o l’attenzione specifica verso gli ingorghi dei primi vacanzieri al San Gottardo, ma questa settimana la situazione sull’asse stradale tra Mendrisio e Lugano, la mattina verso nord e la sera verso sud durante le ore di punta, era decisamente migliore rispetto al solito. Medesima situazione, non vissuta di persona ma percepita via radio, mi risulta essere stata nel Malcantone, da e verso il Luganese. Il Mendrisiotto e il Malcantone, due regioni dinamiche e attrattive sottocenerine, confrontate con seri problemi di mobilità, per onestà verbale “di immobilità”, negli orari di trasferimento mattutini e serali.
Non dimentico il Locarnese con carenze infrastrutturali dovute a decenni persi invano nella pianificazione viaria.Focalizzando in questa sede tuttavia sulle due citate regioni del Sottoceneri si evidenzia in continuazione la situazione disastrosa, si distribuiscono a destra e a manca colpe, si demonizzano i politici locali incapaci di pianificare nel passato e gestire nel presente, si criminalizzano e tassano gli automobilisti residenti che escono di casa e si trovano in un traffico che non generano in prima persona. Non ci vuole molto ad alzarsi in verticale un paio di chilometri per osservare i due flussi di traffico e notare lo stretto destino che li accomuna. Dove vanno e da dove vengono queste migliaia di automobili che paralizzano e asfissiano il Mendrisiotto e il Malcantone? La risposta, ad oggi troppo spesso in buona e malafede negletta, è palese: il principale polo economico del Cantone, Lugano e il suo agglomerato.
Non voglio scaricare le responsabilità, i problemi non si risolvono in questo modo, ma è il momento di inquadrare il problema nella sua completezza. A sud del Ceresio si potranno prendere tutte le misure possibili, si potranno studiare tutte le varianti praticabili e cercare di gestire in maniera ottimale i flussi locali, ma il tracollo è generato di fondo dal traffico di transito parassitario.
Serve un approccio globale ben prima delle regioni citate, non a ridosso della cintura urbana luganese. Serve il coraggio di pensare a nuovi modelli lavorativi capaci di meglio distribuire gli impieghi sul territorio, soprattutto nel terziario, e flessibilità negli orari di lavoro, quindi home-office almeno parziale. I centri cittadini e dei quartieri dei comuni del Mendrisiotto e del Malcantone vanno sgravati dal traffico parassitario, portando e bloccando il traffico di transito solo sugli assi principali, fermandolo ben prima che arrivi a ridosso del Luganese. Sono in corso numerosi progetti comunali e regionali, si avvicinano cambiamenti epocali (apertura ferrovia Lugano-Varese), ma bisogna anche cambiare registro nella comunicazione per non cadere in luoghi comuni che veicolano politiche insensate e miopi suscitando malcontento infondato.
In quest’ottica mi rallegro che in marzo il Consiglio nazionale, contro il parere del Consiglio federale, ha approvato a larga maggioranza una mia mozione volta a potenziare i servizi di Park and Rail aumentando i posteggi ad essi dedicati. L’offerta in alcune stazioni medio-piccole lontane dagli agglomerati è totalmente insoddisfacente (solo qualche decina di posteggi), mentre il trasporto pubblico su gomma non è un’alternativa reale. Un migliore servizio park and rail nei Comuni a ridosso del confine, sgraverebbe gli assi autostradali intasati nelle ore di punta.
Editoriale, Popolo e Libertà, 21 aprile 2017