Il Consiglio nazionale ha finalmente approvato la scorsa settimana la nuova Legge sulle attività informative; in sostanza la base legale per i “servizi segreti” della Confederazione. La revisione – approvata a larghissima maggioranza, con esclusivamente la Sinistra contraria – arriva in un momento storico contraddistinto dall’assoluta necessità di disporre di un efficiente ed efficace dispositivo di prevenzione e protezione da gravi minacce per il Paese. Il Parlamento ha voluto introdurre nuove misure per l’acquisizione di informazioni nei settori della lotta al terrorismo, allo spionaggio, alla proliferazione atomica, contro gli attacchi a infrastrutture critiche dello Stato e per la tutela di altri interessi nazionali essenziali. Si tratta di minacce definite, attuali e una moderna attività informativa preventiva risulta quanto mai fondamentale. Il terrorismo, non solo di matrice islamica, è un rischio possibile che non va sottovalutato. Per agire preventivamente, raccogliendo informazioni e sorvegliando potenziali persone pericolose, servono basi legali chiare e moderne, in linea con gli standard di intelligence odierni. I Paesi attorno al nostro hanno elevato il livello di protezione, la Svizzera non può ignorarlo. Il rischio di avere grandi lacune o dipendere eccessivamente dall’estero è reale. La tradizionale sorveglianza della corrispondenza postale va ampliata a un moderno controllo del traffico delle telecomunicazioni e all’impiego di apparecchi tecnologici di sorveglianza. Restare al passato – con un servizio privo di competenze e con “le armi spuntate” – significa esporre la Svizzera a gravi pericoli. Occorre inoltre evidenziare la separazione strategica e funzionale tra il Servizio informazioni e le Autorità di perseguimento penale (polizie e magistrature): il Servizio informazioni agisce solo preventivamente in maniera esclusiva negli ambiti citati e nella raccolta di informazioni. L’odierno contesto internazionale impone alla Svizzera di dotarsi di possibilità e mezzi a tutela della sicurezza interna. La presente revisione ha trovato un rispettoso compromesso tra la protezione della sfera privata dei cittadini e la necessaria attività di sorveglianza preventiva. Non si nega che la sfera privata del singolo sarà in taluni casi violata, ma questo solo nell’ambito della raccolta di informazioni legate alle citate gravi minacce e a seguito di un rigoroso meccanismo di verifica e approvazione su più livelli (politici e giudiziari). Vi è un legittimo e sufficiente interesse pubblico a tutela della sicurezza dello Stato. Non agire in nome della privacy assoluta del cittadino, significa mettere in pericolo la sicurezza nazionale. E’ azzardato dover sempre dipendere da informazioni acquisite da terzi o essere bloccati di fronte a reali minacce a causa di carenze legislative. E’ irresponsabile non seguire l’evoluzione tecnologica. Si tratta di modalità oggi convenzionali in tutti i Paesi moderni, non possiamo negarle alla Confederazione. In quest’ottica, nel rispetto delle procedure di approvazione, è fondamentale che i servizi possano agire rapidamente e senza eccessivi procedure burocratiche. Il sì del Nazionale è un passo avanti necessario e opportuno.
Contributo uscito su Corriere del Ticino, 24.03.2015