1. Per le famiglie esistono già diverse facilitazioni, come le deduzioni per i costi di mantenimento dei figli o per la custodia a terzi, le riduzioni dei premi di casse malati o ancora la tariffa-genitori per l’IFD. Perché introdurre una deduzione sugli assegni, contravvenendo tra l’altro al principio di imposizione secondo la capacità finanziaria?
È il contrario. L’odierna situazione è paradossale e fondamentalmente scorretta. I datori di lavoro elargiscono assegni figlio o di formazione per un valore complessivo di 5 miliardi e lo Stato ne sottrae subito 1 miliardo in imposte.
L’assegno per figlio non è un reddito, ma un contributo a favore della famiglia (un figlio, un assegno). Devono usufruirne le famiglie e non lo Stato. Con questa iniziativa si aumenta il potere d’acquisto e si riduce il reddito imponibile di migliaia di famiglie. Si tratta di una misura di sostegno diretta per tutte le famiglie che pagano imposte, indipendente dalla capacità finanziaria e dal modello di organizzazione scelto.
2. Secondo il Consiglio federale e più in generale il campo contrario, l’iniziativa va a beneficio delle sole famiglie benestanti. Più il reddito è alto, più i il vantaggio è grande. Inoltre la metà delle famiglie oggi è già esentata dall’imposta federale diretta. E a livello cantonale e comunale esistono grandi differenze.
Tutte le famiglie approfittano di una diminuzione del reddito imponibile, sopratutto quelle con redditi modesti. Ogni franco conta, sia quando resta nel portamonete per le spese quotidiane sia quando una diminuzione del reddito imponibile facilita l’accesso a prestazioni sociali e di sostegno (sussidi cassa malati, borse di studio, rette di asili nido e mense scolastiche, ecc.). Di questa iniziativa beneficiano, nell’ambito dell’imposta federale diretta, 430 mila famiglie (vi sembra poche?). Queste famiglie sono oggi “fiscalmente punite” solo per aver avuto figli, considerato che aumenta il loro imponibile con gli assegni ricevuti. Sono inoltre più di 1 milione le famiglie con figli che pagano le imposte cantonali e che, a dipendenza del Cantone, potranno godere di un risparmio; stimato mediamente in circa 1’000 franchi all’anno. Per talune sarà magari poco rilevante, ma per la maggioranza si tratterà di un importo estremamente utile. Ricordiamo che solo il 6% dei bambini vive in famiglie benestanti.
3. Se l’iniziativa passasse, vi sarebbero meno introiti fiscali e anche più sussidi, secondo quanto afferma lo stesso PPD. Per facilitare alcuni non si finisce per gravare eccessivamente sulle spalle di tutti gli alti?
Si cerca sempre di combattere le iniziative a favore della famiglia dicendo che costano troppo. Così facendo non si fa nulla! Di fondo la tesi dei contrari parte da un approccio sbagliato. Gli assegni per figlio e di formazione sono elargiti per le famiglie e non per aumentare le entrate dello Stato. I 5 miliardi distribuiti devono restare integralmente nei nuclei famigliari e non rimpolpare le casse dello Stato. L’ammanco globale è stimato in 1 miliardo complessivo. La cifra impressiona se non si approfondisce. Nella realtà va scomposta e suddivisa tra Confederazione, dove le minore entrare ammonteranno a solo 250 milioni (lo 0.3% della spesa globale), e i 26 Cantoni. Aumentare il potere d’acquisto delle famiglie crea poi indotto economico e aumenta la qualità di vita generale. Chi combatte questa iniziativa è sempre a favore di sgravi per le imprese (anche miliardari). Non è possibile che le famiglie con figli vengono sempre dimenticate!
Intervista pubblicata su Corriere del Ticino, 09.02.2014