II mondo è in movimento, non solo per la globalizzazione e l’evoluzione tecnologica. I fenomeni migratori – spinti principalmente da guerre, persecuzioni, povertà o sogno di una vita migliore – sono una sfida epocale del presente cui è confrontato l’intero pianeta. Focalizzando attorno al continente europeo la situazione è acuta. Sono in viaggio milioni di persone, una cifra superiore a quella del secondo conflitto mondiale. L’Europa funge letteralmente da calamita.Gli arrivi, soprattutto dal mediterraneo e dal corridoio «balcanico», sono cresciuti in maniera significativa, tanto da mettere in difficoltà tutti gli Stati con particolare pressione su quelli maggiormente esposti a sud. La risposta internazionale è totalmente inadeguata. La necessità di coordinamento è trasformata in sterile diatriba politica. L’infrastruttura d’accoglienza è spesso carente.
In aggiunta emerge l’incapacità strutturale dell’Unione europea nel presentare una risposta unitaria ed efficace. Regnano egoismo e irresponsabilità. I principi fondanti della Comunità sono ormai solo concetti astratti. In questo contesto la Svizzera, geograficamente collocata lungo l’asse strategico sud-nord, deve fornire risposte puntuali e pragmatiche.
A livello internazionale si richiamano invano gli Stati a maggiore responsabilità e coordinamento; occorre insistere, senza farsi troppe illusioni. Soprattutto nei confronti dell’Italia serve tuttavia maggiore fermezza affinché registri tutti i migranti in arrivo e proceda poi alla ripartizione tra i vari Stati europei. La (voluta?) inefficienza italiana ha ripercussioni dirette sul Ticino e sulla Svizzera. A lungo termine è inaccettabile! A livello interno si risponde agli arrivi provenienti principalmente da sud con efficacia e tempestività.
Le previsioni non indicano una diminuzione dell’affiusso. La pressione resterà alta e i pericoli sanitari non vanno sottovalutati (senza alimentare paure!). Un grande plauso va a tutti gli attori attivi quotidianamente sul terreno. Anche un muro non fermerebbe i migranti, i treni con i quali giunge il 90% dei richiedenti passeranno comunque.
La carenza di alloggi è una sfida continua. Fondamentale è poi un sistema d’esame delle domande d’asilo performante e corretto. Procedure efficaci, giuridicamente solide, ma soprattutto veloci affinché si conceda accoglienza – nello spirito solidale e umanitario della Svizzera – a chi ne ha diritto e si possa organizzare in tempi rapidi il rimpatrio di chi non adempie i requisiti. È utopico accogliere tutti.
Genera false illusioni e crea squilibri importanti. La Svizzera non può da sola risolvere questo dramma. Servono pragmatismo e concretezza; caratteristiche tipiche del nostro Paese. La riforma II della Legge sull’asilo attualmente al vaglio delle Camere federali – irresponsabilmente avversata daU’UDC – è assolutamente necessaria per giungere al sistema descritto in precedenza. Guardando infine alla radice del fenomeno, accanto al rimpatrio dei migranti, occorre risolvere la situazione in loco. Il nefasto sottobosco dei passatori va bloccato e, in collaborazione attiva con l’economia, occorre generare sviluppo socioeconomico per dissuadere le partenze alla ricerca di «una vita migliore». Il fenomeno è complesso. Non esistono facili soluzioni. È irresponsabile farne un oggetto di campagna elettorale aizzando solo paure, avversando le riforme in corso, senza portare soluzioni realizzabili.
Opinione su Corriere del Ticino, 22.07.2015