In queste settimane sta prendendo avvio il dibattito sul referendum promosso contro la revisione parziale della Legge sull’asilo. Sebbene le novità apportate dalla nuova Legge siano molteplici, gli oppositori tendono a focalizzare l’attenzione esclusivamente su due aspetti: la questione delle procedure nelle ambasciate e la diserzione quale presupposto per ricevere asilo in Svizzera. Due aspetti che, se discussi superficialmente e senza un’adeguata conoscenza dei dettagli, suscitano forti emozioni. Sentimenti di ingiustizia e mancanza di solidarietà che inducono erroneamente a respingere il progetto.
La situazione è ben differente e merita maggiore approfondimento. Un approccio esclusivamente emotivo non porta a soluzioni, misconoscendo la reale portata delle singole misure e la necessità di questa riforma globale. Ogni decisione dev’essere ragionata e presa con cognizione di causa. Sarebbe poi opportuno che i contrari si esprimessero sull’intera riforma e non solo su questi due aspetti dal forte impatto emotivo.
In merito alle procedure in ambasciata occorre rilevare che oggi la Svizzera è l’unico Stato europeo a prevedere la possibilità di depositare una richiesta d’asilo presso una propria rappresentanza in qualsiasi Paese nel mondo. Questa possibilità crea diversi problemi, generando notevoli abusi e provoca un pericoloso intasamento delle procedure, con conseguenze – si parla di ritardi fino a 4 anni! – per chi ha veramente bisogno e quindi diritto all’asilo. Con l’abolizione di questa opportunità si vuole evitare che migliaia di cittadini – in un futuro prossimo si prevede un ulteriore incremento nei Paese dell’Europa del sud confrontati con una forte crisi economica – depositino una richiesta d’asilo all’ambasciata Svizzera più vicina, continuando poi a vivere nel loro Paese in attesa della decisione, molto verosimilmente negativa. Questo poiché la prassi è utilizzata in particolare dai migranti economici e non da coloro che possono beneficiare del diritto d’asilo poiché minacciati o perseguitati nella loro Patria. È importante sottolineare che questa misura non lascerà nessuno nelle braccia della morte come, tendenziosamente, dicono i referendisti. La tradizione umanitaria e solidale elvetica non è messa in discussione. Presso le ambasciate dei Paesi in guerra e nelle regioni limitrofe si potrà continuare a ricevere rifugio e a chiedere un visto per ragioni umanitarie. Inoltre, le persone perseguitate e in pericolo di vita potranno sempre rivolgersi all’alto commissariato dell’ONU per i rifugiati, presente con campi nei comprensori di guerra, cui la Svizzera partecipa accogliendo contingenti di profughi di guerra.
Passando ora alla falsa polemica relativa ai disertori è fondamentale evidenziare che la nuova Legge non penalizzerà nessuno, anzi sarà più precisa. La Svizzera continuerà a garantire il suo aiuto e la sua protezione a chi è realmente perseguitato. In sostanza, un disertore che si troverà in pericolo di vita a causa del rifiuto di servire il proprio esercito continuerà a ricevere aiuto e asilo da parte della Svizzera. Il motivo per cui si concede asilo è tuttavia il pericolo di vita e non la diserzione. Si tratta di una finezza giuridica con un forte impatto sull’approccio dei richiedenti stessi nei confronti della Svizzera. La diserzione di per sé non è un motivo per ricevere asilo, lo è invece il pericolo di vita corso dalla persona che compie questo atto. La modifica rispetta le convenzioni internazionali sulla migrazione e sui diritti dei migranti.
Il referendum contro la revisione della Legge sull’asilo rende un cattivo servizio ai richiedenti l’asilo. Se la Svizzera non riuscirà a trovare in tempi brevi delle soluzioni in materia di esecuzione del diritto d’asilo, troveranno terreno fertile le proposte estreme con il rischio concreto di cancellare ogni progresso fatto in questi anni. La Consigliera federale Simonetta Sommaruga l’ha capito e sostiene attivamente il progetto in votazione.