Il 1° di agosto non è solo un giorno di vacanza da trascorrere indossando la maglietta rossocrociata e grigliando con gli amici. La Festa nazionale deve essere anche un momento di unione e di riflessione sulla stato della nostra Patria.
Con il giusto riferimento al Patrono nazionale, San Nicolao della Flüe, focalizziamo l’attenzione al tema dell’unità. Come cittadino che ha l’onore di impegnarsi per il Paese nel Parlamento federale mi pongo spesso la domanda: la Svizzera, la sua popolazione e le sue istituzioni, sono unite oggi? Quanto sono unite e cosa le unisce?
Il mio intervento vuole essere uno stimolo alla riflessione e non una digressione storica. Di conseguenza rispondo subito al quesito affermando che, a mio giudizio, la Svizzera è oggi una Nazione globalmente unita, coesa, nelle grandi diversità che la contraddistinguono. L’incredibile eterogeneità (lingue, culture, territorio) che ci contraddistingue, nei tempi moderni non compromette l’unità. Concordia, armonia e solidarietà sono sinonimi di unità e questi valori fanno, più o meno inconsciamente, parte della Svizzera del presente.
Spero possiate condividere: il quadro generale – sia in termini assoluti sia relativi se guardiamo al di fuori dei nostri confini – è positivo. Quanto è dato non va relativizzato. Anzi va coltivato per continuare il percorso di successo vissuto negli ultimi decenni e per correggere le distorsioni sociali ed economiche che si sono create. Unità non significa perfezione e assenza di problemi. Ma, non è retorica, un Paese unito, come una famiglia, ha carte migliori per affrontare le sfide cui è confrontato.Non credo sia fondamentale definire di chi sia il merito. Il modello Svizzero è un sistema partecipato da tutti, spesso nemmeno rendendosene conto. Penso sia un risultato globale frutto di un complesso sistema di valori comuni e regole istituzionali che garantiscono libertà, autonomia, partecipazione attiva, responsabilità individuale, rispetto per le minoranze e condivisione decentralizzata del potere. Di conseguenza più equilibri che fratture. Siamo uniti perché il sistema svizzero ci porta all’unità. Siamo uniti – una Willensnation – perché vogliamo e dobbiamo stare uniti. Nella quotidianità l’unità conviene rispetto alla disgregazione; tanto oggi quanto in futuro.
Già San Nicolao della Flüe, che visse gli anni in cui i Confederati passavano il tempo a belligerare tra loro e verso l’esterno, avvalorava la cultura del dialogo e della mediazione piuttosto che quella del confronto. Ai suoi tempi invitava a non combattersi fisicamente. Oggi immagino consiglierebbe, tanto nella vita quotidiana quanto nel dibattito politico, di preferire il dialogo e il compromesso, garanti di rispetto per le diversità e le minoranze, piuttosto che volere imporre in toto la propria idea o volontà, anche solo con la forza delle parole.
È in questo ambito che vedo qualche nube e in taluni momenti dei singoli temporali che minacciano la nostra vincente unità. Penso alle visioni e agli approcci polarizzanti che contraddistinguono sempre più il dibattito pubblico e creano fratture disgreganti. Alla moderazione, si preferisce l’esagerazione e l’esasperazione.
Per stare unita, la Svizzera non ha bisogno di banalizzare o peggio cancellare il proprio essere, né tantomeno di esasperarlo in maniera sproporzionata a tal punto da creare fratture. A chi e cosa penso?
A chi da un lato tende a cancellare simboli, valori e meccanismi tipici della storia recente svizzera. Quelli che vogliono eliminare i simboli cristiani perché urtano atei e cittadini di altre confessioni. Quelli che propongono di limitare referendum e iniziative popolari perché complicano i rapporti con l’Unione europea che non vuole capire la democrazia diretta svizzera. Quelli che mirano a smontare il federalismo per regolare tutto da Berna, togliendo autonomia a Cantoni e Comuni, e soffocando lo spazio per la società civile e l’iniziativa privata.
A chi sull’altro lato, tende a esasperare il modello svizzero in termini assoluti ed esclusivi, dividendo la società in “noi” (nel giusto) e “loro” (di principio nell’errore). Quelli che pretendono di caratterizzare il vero svizzero e limitare tutto quanto non lo è; concetto valevole sia per le persone sia per le regole del comune vivere. Quelli che mirano ad azzerare senza alternative reali le relazioni con la comunità europea. Quelli che propongono di smantellare lo Stato sociale e vogliono smontare i sistemi di ridistribuzione interna e di solidarietà internazionale.
Questa non è la Svizzera e quanto polarizza non è svizzero. In entrambi gli scenari manca la visione e la volontà di lavorare con moderazione e pragmatismo all’unità del Paese, delle sue istituzioni e dei suoi cittadini. La Svizzera è unita nelle diversità, nella sua eterogeneità che rappresenta una ricchezza da valorizzare. La Svizzera ha l’assoluta necessità di frenare gli eccessi curando il dialogo e la reciproca comprensione nel rispetto delle minoranze. Indipendenza e sovranità non fanno rima con irresponsabilità e aggressività. La Svizzera non deve cadere nel vortice che a livello internazionale vede Stati assumere atteggiamenti prevaricatori, egoisti e privi di responsabilità per le prossime generazioni.
La Svizzera nella sua eterogeneità ha un fondamento culturale, istituzionale, religioso e sociale consolidato, che poggia su valori forti e radicati quali il rispetto, la responsabilità, il senso civico e la solidarietà. Un fondamento che non va cancellato in nome di principi utopici, che va rispettato da parte di chi giunge nel nostro Paese e che non va utilizzato per creare fratture.
Questa è la Svizzera, magari talvolta lenta e poco spettacolare, ma tanto efficace ed equilibrata. Lavoriamo tutti insieme per coltivare l’unità. Fieri e orgogliosi del nostro Paese. Riconoscenti a chi lo ha costruito. Impegnati attivamente, ognuno nel suo ambito, a dare il meglio per la comunità.
Buon 1° agosto, viva la Svizzera!
Allocuzione 1° agosto 2018 – Centro Spazio aperto Bellinzona