La Legge sull’asilo richiede di essere aggiornata per rispondere agli errori strategici del passato e a un significativo mutamento dei fenomeni migratori. Le modifiche in votazione, dichiarate urgenti dal Parlamento, sono state proposte dal Consiglio federale e difese con impegno e pragmatismo dalla consigliera federale socialista Simonetta Sommaruga, abbandonata dalla maggioranza del suo partito. Nell’analisi delle modifiche proposte occorre soffermarsi sui singoli elementi della riforma con un approccio razionale. L’insieme della revisione è rispettosa delle convenzioni internazionali e non intacca la tradizione umanitaria della Svizzera. Il referendum, invece, non è che un atto volto a frenare qualsiasi riforma, senza presentare alternative.
La preoccupazione nella popolazione è viva. Non è solo una questione di abusi e di illegalità. I casi che mettono in difficoltà e in cattiva luce tutto il sistema sono limitati, ma in crescita.
Inaccettabile è la durata delle procedure, con una media di quattro anni e picchi fino a otto. Nel 2012 vi sono state 28’631 nuove richieste con oltre 15mila casi in sospeso. Tra l’80 e il 90% di esse ha esito negativo: i motivi presentati non danno diritto a rifugio. Con la nuova legge si pongono le basi per la creazione di centri federali che potranno integrare tutti gli attori in un sistema coordinato che permetterà di accelerare le procedure, sgravando così i Cantoni e migliorando l’accettazione da parte della popolazione residente. La Confederazione pagherà poi i costi per la sicurezza e i programmi di impiego per i richiedenti. Inoltre, avrà facoltà di creare centri speciali per richiedenti l’asilo renitenti. Non si tratta di criminali, ma di persone che disturbano l’ordine pubblico e commettono piccoli reati (il tasso di criminalità tra i richiedenti l’asilo è salito del 40% tra il 2011 e il 2012). Il fenomeno in Ticino è ben conosciuto a Chiasso. Non si tratta di prigioni, ma di strutture con regole rigide e meno possibilità di contatto con i residenti.
Vi è poi la questione relativa alla diserzione e all’obiezione di coscienza, che non sono più motivi unici per ottenere asilo. Riceve asilo chi è in pericolo di vita o è perseguitato: la diserzione può esserne la causa (ad esempio in Eritrea), ma non il motivo esclusivo. Infine, non è più permesso depositare la richiesta di asilo in ambasciata, questo per ridurre il numero di richieste infondate. Negli ultimi anni sono state accettati circa 2’700 casi che anche con le nuove norme avrebbero ottenuto rifugio in Svizzera grazie ad un visto umanitario. Non si abbandona nessuno in difficoltà!
Un NO a queste puntuali modifiche legislative blocca in partenza una riforma ampia e necessaria. Un SI dà risposte immediate a problemi presenti e pone le basi per un miglioramento del sistema. Procedure più rapide ed efficaci aiutano chi è realmente nel bisogno e confermano la Svizzera Paese con una forte tradizione umanitaria.
Opinione pubblicata su Giornale del Popolo, 31.05.2013