Il 16 maggio 2012 sono state consegnate 11’500 firme a favore dell’iniziativa “Avanti con le nuove città di Locarno e Bellinzona”. I promotori e il fine sono noti e nei prossimi giorni l’iniziativa sarà, molto verosimilmente, dichiarata riuscita in maniera formale.
La proposta in questi mesi ha già suscitato dibattito e reazioni variegate. I pareri paiono nettamente divisi. Di per sé i promotori hanno già ottenuto due importanti risultati. Hanno innanzitutto risvegliato una discussione sulla politica di riorganizzazione istituzionale, via aggregazioni, del Ticino; in particolare negli agglomerati di Bellinzona e Locarno, dopo che nell’ultimo decennio Lugano e Mendrisio, in contemporanea a molti comprensori periferici, hanno saputo svilupparsi e crescere divenendo motori trainanti del Ticino. Secondariamente hanno creato una rete di personalità, più o meno note, capaci di raccogliere il numero necessario di firme; malgrado il quorum non sia proibitivo, la raccolta di sottoscrizioni necessita comunque di mezzi e di persone ingaggiate.
Ora il progetto giungerà sui banchi del Gran Consiglio e, immagino, darà avvio a un iter non privo di momenti di tensione e di tatticismi politico-partitici. Non ho dubbio che saranno chiesti pareri giuridici esterni sulla costituzionalità dell’iniziativa. Si riaccenderà il confronto Cantone-Comuni. Il Consiglio di Stato dovrà presentare la propria posizione. Governo e Parlamento avranno inoltre la possibilità di proporre controprogetti diretti e indiretti. Negli agglomerati interessati vi sarà fermento e la legislatura comunale appena iniziata sarà contraddistinta (condizionata?) dall’assoluta necessità di confrontarsi con l’iniziativa pendente in attesa che a esprimersi sia la popolazione ticinese. Non voglio esser pessimista, ma prima dell’obbligatorio voto popolare (a meno che l’iniziativa non sia ritirata) passerà del tempo, contraddistinto da un confronto politico molto acceso, forse troppo. Il rischio reale è quello di esacerbare una discussione utile e necessaria per tutto il Ticino, acuendo le tensioni tra gli agglomerati e trasformando la politica delle aggregazioni in uno strumento di divisione e coercizione, piuttosto che di condivisione.
Le aggregazioni comunali, fatta eccezione di pochissimi casi, in Ticino hanno trovato successo dove i progetti sono stati condivisi, approfonditi e votati a livello locale. Negli agglomerati è emerso che il processo aggregativo non è l’unica via percorribile; in ogni caso non va attuata contro la volontà delle popolazioni interessate. Penso alle forme di collaborazione strategica instaurate con successo nel Luganese fra la Città e i Comuni della cintura urbana, così come tra Comuni del medesimo agglomerato (Mendrisio-Chiasso).La necessità di una riorganizzazione istituzionale degli agglomerati urbani del Sopraceneri, con al centro le città di Locarno e Bellinzona, è assodata. Gli agglomerati hanno bisogno di una diversa governance, capace di dare impulsi e realizzare progetti di valenza regionale.Se tuttavia l’iniziativa acuirà in maniera eccessiva il dibattito e condurrà la politica delle aggregazioni al di fuori della via di successo tracciata nell’ultimo decennio, corriamo fortemente il rischio di compromettere a medio termine la possibilità di vedere un Sopraceneri capace, con le proprie forze, di divenire un attore dinamico dello sviluppo del Ticino.
Marco Romano,segretario cantonale e consigliere nazionale