In occasione della prima giornata dei lavori parlamentari della sessione primaverile delle Camere federali ho presentato una domanda al Consiglio federale:

Salari in Euro: la commissione tripartita può vietarli nell’ambito delle misure di accompagnamento agli accordi bilaterali?

In Ticino è emerso un nuovo caso di azienda i cui dipendenti vengono pagati in Euro con cambio 1.42 CHF. L’azienda ha disdetto il contratto collettivo aziendale, i dipendenti sono stati licenziati e poi riassunti con contratti individuali in Euro. Il Consiglio Federale vuole e può concedere la facoltà alla commissione tripartita e all’autorità cantonale, tra le misure d’accompagnamento ai bilaterali, di vietare il pagamento di salari in Euro nei casi in cui emergono abusi (cambio scorretto) o non vi è necessità?

La risposta è prevista in occasione “dell’ora delle domande” agendata lunedì prossimo 5 marzo alle 14.30 in Consiglio nazionale.

Il tema è quello noto del pagamento di salari in Euro in realtà aziendali nel nostro Cantone. Il Consiglio federale, negli anni scorsi, si è ripetutamente opposto a misure volte a contenere, rispettivamente reprimere, il fenomeno che crea grande pressione sui lavoratori. I casi si moltiplicano e la situazione rischia di sfuggire dal controllo. Il tutto non è sano per il tessuto economico cantonale.

Ritenuto che il Consiglio federale non intende intervenire, auspico che perlomeno dia la possibilità al Cantone di vietare il pagamento di salari in Euro quando è manifesto che questi creano illegittima pressione sui lavoratori e non sono assolutamente fondamentali per la sopravvivenza aziendale.

Marco Romano, Consigliere Nazionale PPD