Il 13 giugno prossimo prenderemo due decisioni chiave per il futuro del settore agricolo svizzero. Arrivano al voto le iniziative “per una Svizzera senza pesticidi sintetici” e “acqua potabile pulita e cibo sano”. Due titoli limpidi, finalità nobili, ma i nuovi articoli costituzionali proposti, se approvati, genereranno un disastro per il settore primario e per l’approvvigionamento alimentare del Paese.
Entrambe le iniziative sono estreme. Impongono regole troppo strette in tempi troppo brevi. Siamo tutti (in primis chi vive della e con la terra) a favore di un’agricoltura sostenibile e per la massima protezione delle nostre acque. Come la natura, passo dopo passo, senza forzature, la politica agricola e ambientale svizzera da anni sta già facendo progressi enormi verso la sostenibilità. Con il “Piano d’azione nazionale dei prodotti fitosanitari” entro il 2027 si dimezzeranno i prodotti fitosanitari, con alternative a quelli di sintesi. In aggiunta sono in vigore la “Strategia nazionale contro le resistenze agli antibiotici (StAR)”, il “Piano d’azione per la promozione della biodiversità” e la “Strategia per produrre mangime svizzero sostenibile” con regole e obiettivi chiarissimi. A livello internazionale siamo all’avanguardia. Abbiamo acqua di pregevole qualità e prodotti sani e freschi, che permettono a numerose famiglie di agricoltori di vivere producendo nel nostro Paese; di fondo un microcosmo variegato con spazi ristretti, molteplici attività contigue e condizioni climatiche complesse.
Produrre senza l’intervento di prodotti fitosanitari genererebbe una diminuzione del rendimento di oltre un terzo. Meno quantità e varietà, imporrebbero di importare una maggior quantità di prodotti, soprattutto da Paesi meno attenti e responsabili della Svizzera, di fondo a danno dei consumatori. Ricordiamo poi che sempre più prodotti fitosanitari sono di origine naturale. La scienza e le nuove modalità di produzione, con tanti esempi anche nel nostro territorio, vanno nella giusta direzione: queste iniziative vogliono invece tutto e subito, una dinamica dannosa con risvolti pesanti per chi opera nel settore. Da qui anche l’essenziale presa di posizione di BIO Suisse che non sostiene i testi proposti.
Vietare ogni utilizzo e imporre rigidi divieti, come prevedono le iniziative, porterebbe la dismissione di parecchie attività e un aumento delle importazioni con il relativo impatto ambientale. Pensiamo all’importanza dei prodotti fitosanitari nella viticoltura per il mantenimento di vigne sane. Senza protezioni – mirate, limitate e rispettose di severi standard – crollerebbe la produzione con un aumento delle importazioni a discapito dei vini regionali.
Siamo sulla buona strada: non servono forzature, dobbiamo valorizzare la produzione agricola nazionale, evitando di dipendere dall’estero e consolidando le buone pratiche per dare un futuro sostenibile al settore primario e ai consumatori.
Opinione pubblicata su Corriere del Ticino, 05 maggio 2021