I collegamenti tra il Mendrisiotto e il Luganese sono fragili e inadeguati. L’intasamento di strade e treni negli orari di punta rappresenta un danno ambientale, economico e sociale. Per il futuro, purtroppo con ampio ritardo, sono previsti due fondamentali progetti infrastrutturali, entrambi federali e di attualità mediatica in questi giorni. Parimenti occorrerà, laddove possibile, modificare abitudini e regole (ad es. lavoro e scuola) per meglio gestire gli spostamenti durante la giornata.
Il progetto di potenziamento della capacità autostradale da Lugano a Mendrisio (PO-LU-ME) e il completamento di Alptransit a sud sono assolutamente complementari, ma divergono tanto nei tempi di esecuzione quanto nel finanziamento. La necessità di entrambi è comprovata.La saturazione dell’autostrada a sud di Lugano, con conseguente riversamento del traffico sulle strade cantonali e comunali, non ha soluzioni facili e il problema si acuirà. Il progetto PO-LU-ME, già in stato di progettazione e con garanzia di finanziamento (1 miliardo), prevede di utilizzare l’attuale corsia di emergenza come terza corsia unicamente negli orari di punta, quando la capacità massima dell’autostrada è superata. Non si costruirà nulla di nuovo! Il potenziamento sui tratti a cielo aperto verrà attuato utilizzando unicamente il sedime attuale, senza sottrarre territorio. Grazie all’uso dinamico della terza corsia e al potenziamento delle gallerie San Salvatore e Maroggia-Bissone sarà possibile migliorare sensibilmente la viabilità autostradale; sgravando la cantonale e i Comuni, e di conseguenza riducendo l’inquinamento. Servono ancora correttivi a Maroggia e Melano, ma il progetto è ormai maturo. Esso rappresenta l’unica alternativa per evitare che nei prossimi 10 anni autostrada e strade cantonali arrivino al collasso totale. Sistemi simili sono già in atto in altre regioni a beneficio della popolazione schiacciata dal traffico parassitario.
Il completamento di Alptransit (fondamentale!) ha finalità complementari e non alternative, ma soprattutto è temporalmente distante decenni. Esso poggerà sui fondi per lo sviluppo della rete ferroviaria e al momento non è ancora previsto nelle pianificazioni finanziarie ed esecutive. La Consigliera federale Sommaruga ha confermato negli scorsi giorni che si è nella fase di studi e non di progettazione. Se ne discuterà con la “Prospettiva a lungo termine per la ferrovia”, documento che sarà sottoposto alle Camere federali nel 2022. Una buona notizia, il lavoro di lobbying è in corso e va intensificato. Ottenere il finanziamento (almeno 5 miliardi) sarà una sfida epocale considerata la concorrenza fra regioni che hanno forti desiderata (Romandia, SG, ZH). Seguiranno poi anni di progettazione e ricerca di complessi accordi con l’Italia per la connessione a sud. Nel contempo serviranno mezzi e risorse (locali!) per riconvertire la linea storica in linea “metropolitana”. Si va avanti, ma occorre onestamente prendere atto che l’opera non sarà realmente realizzata prima del 2050/60. Questi sono i fatti, i problemi sono quotidiani, le soluzioni dipendono dall’atteggiamento che avremo verso la Confederazione. La concorrenza fra regioni è fortissima, a Berna si è credibili quando si argomenta con i fatti e possibilmente compatti.
Opinione pubblicata su Corriere del Ticino, 11 giugno 2019