Un consumo di vino regolare e moderato è riconosciuto come parte di uno stile di vita sano. Studi scientifici degli ultimi decenni hanno dimostrato che un consumo moderato riduce il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. La vitivinicoltura svizzera è un settore economico rilevante, capace di offrire una produzione variegata di qualità.
Nell’estate del 2018 lo studio “Alcohol use and global burden of disease”, pubblicato sulla rivista medica inglese “The Lancet”, ha suscitato clamore anche in Svizzera. Il suo obiettivo era di dimostrare che anche una modesta quantità di alcol non è sana e che quindi non esiste consumo privo di rischi. Sulla base dei risultati di 694 fonti di dati e di 592 studi, gli autori concludono che i rischi per la salute di un consumo moderato di alcol (quindi non solo vino!), soprattutto per quanto riguarda i tumori, superano i benefici e che quindi un consumo leggero o moderato non presenta alcun effetto positivo. Di conseguenza, essi chiedono una stretta regolamentazione legislativa del consumo a livello globale onde ridurre il consumo totale. Nello stesso periodo, la Commissione federale per i problemi inerenti all’alcool – basandosi su uno studio realizzato in sette paesi, prevalentemente dell’Europa settentrionale e orientale – ha corretto verso il basso le linee guida per un consumo di vino a basso rischio. Misure draconiane e illiberali, fuori luogo e misura.Perché tanto accanimento? Entrambi i citati “nuovi elementi” presentano lo stesso difetto: gli studi e le conoscenze scientifiche su cui si fondano non possono né essere generalizzate a livello globale né essere applicati specificamente alla Svizzera. Ricordiamo inoltre che parlare globalmente di alcol è errato, poiché occorre fare distinzione tra prodotti fermentati e prodotti distillati. Un bicchiere di vino non è paragonabile a un cocktail contenente solo superalcolici.
Lo studio di “Lancet” non è un nuovo studio indipendente, ma un modello statistico che si riferisce a dati raccolti da studi precedenti. A differenza di precedenti analisi e studi basati su osservazioni a lungo termine, questo calcolo riunisce numerosi rischi sanitari più o meno associati al vino. I dati dello studio si basano pertanto su stime modellate di dati globali e non si può quindi parlare di nuove conoscenze scientifiche. Sono stati piuttosto confermati i risultati di studi precedenti che sottolineano come vari rischi per la salute crescano con l’aumento del consumo, ma d’altra parte anche come sia possibile dimostrare i benefici di un consumo da leggero a moderato (ad es. nel caso delle malattie cardiovascolari).
Correggere in modo generalizzato verso il basso le raccomandazioni sul consumo di vino senza una reale necessità, senza nuove prove e senza conoscenze specifiche relative a un dato Paese non contribuisce ad aumentare la credibilità della politica di prevenzione. Nonostante tutti gli orribili scenari “scientificamente” evocati, è un dato di fatto che in Svizzera non vi sia un’emergenza sul fronte del consumo di vino. Il consumo di bevande alcoliche è in costante calo da oltre 20 anni. E secondo il rapporto 2013-2016 del “Programma nazionale alcool” l’88% della popolazione non è a rischio.
Con “Wine in Moderation”, campagna promossa dalle associazioni di categoria nazionali, il settore vitivinicolo dispone di una serie di strumenti di prevenzione che comprendono standard di comunicazione e pubblicità, nonché campagne di prevenzione che raccomandano valori di consumo moderati. Tali valori si basano su studi a lungo termine riconosciuti. È noto che la nocività delle bevande alcoliche non sta nel loro consumo, ma nel loro abuso. E per descrivere l’abuso, occorre una valutazione del rischio che non utilizzi medie globali, ma dati rilevanti per la popolazione interessata. Dati che non sono disponibili né nello studio pubblicato in “Lancet” né in quello su cui si basa la raccomandazione CFAL. Possiamo quindi continuare ad attenerci con fiducia ai valori di consumo definiti come moderati dal settore vinicolo.
La vitivinicoltura svizzera ha un forte radicamento culturale, plasma il nostro territorio e genera prodotti apprezzati che andrebbero maggiormente valorizzati dalla popolazione residente. Beviamo, con moderazione, vino svizzero!
Testo di Marco Romano (consigliere nazionale e Presidente Interprofessione svizzera della vite e del vino) e Bruno Bonfanti (Presidente Associazione svizzera del commercio di vino), pubblicato su Corriere del Ticino, 27.11.2018.