Intervista pubblicata su Corriere del Ticino, 07.11.2018
Marco Romano, punire l’illegalità ma rispettando lo Stato di diritto, dicono i referendisti. Registrazioni, droni, geolocalizzazione: gli strumenti per sorvegliare le persone sospettate di frodare le assicurazioni sociali non sono effettivamente sproporzionati?
«Quanto dicono i referendisti è falso, fuorviante e scorretto. Si generano paure infondate di fronte a un nuovo testo legislativo che serve proprio a fare chiarezza e a delimitare le attività di osservazione. Leggete il testo di legge: quanto sarà permesso è illustrato chiaramente, le regole sono rigide. Si può osservare, fotografare e filmare – previa autorizzazione di un giudice in extremis anche geolocalizzare una macchina – solo in spazi pubblici o spazi privati liberamente accessibili e visibili dal pubblico. Tutto il resto resterà vietato proprio perché non definito nella legge. Quindi niente droni, niente spionaggio in casa e niente penetrazione in dispositivi elettronici (telefoni e PC). La stretta privacy è rispettata. Bisogna ammetterlo, purtroppo vi sono situazioni incresciose dove cittadini, approfittando della complessità del sistema, riescono a ottenere prestazione di invalidità o infortunio anche quando di fatto non ne avrebbero il diritto. Truffano quindi l’assicurazione obbligatoria e rubano soldi alla comunità. Sono pochi casi, ma sottraggono milioni di franchi ogni anno a chi è realmente nel bisogno. La sorveglianza non è un compito di polizia (hanno ben altro da fare), ma delle assicurazioni medesime. La polizia agisce in ambito penale, le assicurazioni nell’ambito della legislazione specifica. La legge non permette una sorveglianza generalizzata e misure di polizia. Si potranno osservare i casi dubbiosi solo in caso di un sospetto fondato su indizi concreti, solo se tutte le altre misure di verifica si sono già rivelate vane o sproporzionate e dietro autorizzazione di un membro di direzione dell’assicurazione coinvolta. Queste tre condizioni devono essere sempre soddisfatte cumulativamente e ogni caso va valutato singolarmente. Si osserva solo quando vi sono situazioni incongruenti e forti sospetti di abuso che necessitano una prova».
Ma gli strumenti a disposizione adesso sono già sufficientemente efficaci per individuare gli abusi, che vengono comunque puniti?
«Oggi l’attività viene svolta in maniera non regolata basandosi solo sulla giurisprudenza degli ultimi quindici anni; per questo la nuova legge è necessaria e opportuna. Finalmente si regola esplicitamente il settore. Il Parlamento si è attivato dopo che sia la Corte europea dei diritti dell’uomo sia più volte il Tribunale federale hanno evidenziato l’assenza di una base legale esplicita. Oggi non mancano gli strumenti, ma le regole esplicite. Votando sì avremo finalmente chiarezza. Questa legge tutela il cittadino e aiuta le assicurazioni a combattere chi froda il sistema. Circa il 75% delle osservazioni termina con una riduzione o uno stralcio dei contributi versati: una percentuale elevata che dimostra l’assoluta necessità di osservare chi è sospettato di abuso!».
Il campo d’applicazione è stato esteso a tutte le assicurazioni sociali. Non si rischia forse di gettare il sospetto generale su quasi tutta la popolazione?
«Siamo nel campo delle assicurazioni sociali obbligatorie, principalmente l’invalidità, l’infortunio e la malattia, escluse sono le casse pensioni. Lo Stato impone a tutti di contribuire, anche a chi ha redditi bassi, e di conseguenza il fairplay è fondamentale. Chi froda, abusa della solidarietà altrui e utilizza in maniera fraudolenta soldi della comunità. Ogni abuso rappresenta un’offesa a chi è realmente nel bisogno. Negli ultimi anni, con 350 osservazioni per anno è stato possibile risparmiare circa 80 milioni di franchi all’anno di prestazioni ingiustificate. Sono milioni che vanno a chi non ne ha diritto e solo tramite osservazioni mirate e prove chiare (foto e video, ma non in spazi privati e personali) è stato possibile smascherare chi froda la comunità. Per continuare serve la nuova legge. In alternativa si ferma tutto e la tentazione a frodare aumenterà. È brutto dirlo: la sfacciataggine di fronte allo Stato non ha limiti. Questa legge ha anche un effetto preventivo e dissuasivo. Se gli abusi crescono, aumentano anche i premi».
Fino a che punto si potrà spingere la sorveglianza?
«La legge e la giurisprudenza sono chiare e molto esplicite. La sfera privata è assolutamente rispettata. I mezzi autorizzati sono definiti in modo molto preciso; tutto quanto non citato espressamente è vietato. Anche nel codice stradale funziona così, alla guida non si possono svolgere altre attività, senza che vengano tutte citate. Sono quindi possibili registrazioni audio e video solo in luoghi accessibili al pubblico o in un luogo liberamente visibile da un luogo accessibile al pubblico. Ad esempio su un treno, in un centro commerciale o in una struttura sportiva. Un esempio pratico da una sentenza del Tribunale federale? Grazie a foto e video si è smascherata una persona che lamentava problemi alle spalle e alle ginocchia ed era in cura psichiatrica, ma nella realtà giocava attivamente a golf vincendo tornei e partecipando alla vita sociale del club. Queste situazioni sono inaccettabili e vanno smascherate».
Che garanzie ci sono che per fermare un abuso non se ne commetta un altro?
«La modifica di legge proposta è chiara. Limita l’attività allo stretto necessario e quale “ultima ratio” quale strumento per smascherare crassi abusi. L’utilizzo del materiale raccolto è limitato alle necessità di verifica. Non appena si giunge ad una decisione il materiale va distrutto. L’osservazione non genera abuso perché è mirata a casi in cui vi sono già sospetti concreti, perché è limitata nel tempo e utilizzata solo quale ultimissima possibilità per fare chiarezza. L’esperienza mostra un utilizzo limitato dell’osservazione. Globalmente esistono sospetti su meno dell’1% delle prestazioni erogate; il controllo è dovuto ma limitato».
Le assicurazioni, si obietta, avrebbero troppe libertà nel controllo delle persone e potrebbero fungere da poliziotto e giudice.
«Falso. Le norme per l’osservazione sono molto restrittive. Non si tratta di attività di inchiesta e non è compito della polizia agire in questo settore. Autorità inquirenti (polizie e magistrature), nonché i “servizi segreti” operano con altre leggi e modalità. A loro sono concessi strumenti più invasivi della privacy e tecnologicamente sviluppati».
Le assicurazioni, anche private, potranno scambiarsi informazioni. Con quali conseguenze a livello di protezione dei dati?
«Nel campo delle assicurazioni sociali valgono le severe regole della protezione dei dati. Lo scambio di dati è permesso se finalizzato a condividere situazioni di abuso. Non è uno scambio generalizzato e automatico, ma si valuta caso per caso. La condivisione è sempre limitata allo stretto necessario e nel tempo, e a pratica chiusa il materiale viene eliminato. Nello specifico se l’assicurazione invalidità smaschera un abuso è evidente che debba e possa avvisare l’assicurazione infortunio della persona coinvolta poiché essa elargisce una rendita complementare».