Per un giovane ticinese è meglio padroneggiare il tedesco o il francese? Una domanda non certo nuova, sempre attuale, su cui in Ticino si torna puntualmente a discutere. Storicamente la risposta fu il francese: lingua latina come l’italiano, “più facile” da apprendere e per decenni idioma di riferimento della diplomazia europea. Oggi la risposta brutale potrebbe essere: “basta l’inglese”. È razionalmente difficile dissentire. Istituzionalmente è tuttavia doveroso e legittimo ribadire che il plurilinguismo svizzero è un plusvalore unico che va difeso e vissuto concretamente. Accanto alla lingua della regione in cui si cresce, anche nel futuro occorrerà imparare almeno un’altra lingua nazionale; anche per necessità se si appartiene a una minoranza. Il Ticino è un esempio per tutto il Paese, francese e tedesco sono parte dell’insegnamento obbligatorio. Il valore per la coesione nazionale è sottostimato; altri Cantoni dovrebbero riflettere.I giovani liberali radicali ticinesi hanno lanciato la proposta di anticipare e potenziare l’insegnamento del tedesco nelle scuole dell’obbligo. Una proposta che reputo meritevole di approfondimento e di dibattito. Evitando lo scontro di trincea vissuto di recente, penso che mondo della scuola, orientatori professionali e associazioni economiche possano apertamente discutere la questione. È un progetto a tendere, per il Ticino delle prossime generazioni che vuole essere parte integrante di una Svizzera che deve vivere concretamente il plurilinguismo evitando di rafforzare i confini linguistici o, peggio, appiattirsi sull’inglese.
L’asse di riferimento per il Ticino poggia oggettivamente e storicamente sulla traccia nord-sud. Il San Gottardo unisce tedesco e italiano. La storia sociale ed economica, nonché il pendolarismo quotidiano sia fisico, sia di contatti tecnologici di un gran numero di residenti in Ticino, poggia sull’asse di attraversamento verticale del Paese. Nella quotidianità lavorativa, sia pubblica sia privata a tutti i livelli, e nel tempo libero, il Ticino si relaziona maggiormente con l’area tedescofona del Paese. La distanza geografica e la qualità dei collegamenti con la Romandia sono evidenti e limitanti.
Le distanze si accorciano e la tecnologia delocalizza il lavorare e il vivere. Il Ticino ponte tra il sud e il nord ha un interesse concreto a consolidare e rafforzare il più possibile le relazioni socioeconomiche sull’asse del San Gottardo. La padronanza diffusa del tedesco, anche se potenzialmente più complesso da imparare, potrebbe rappresentare un plusvalore a lungo termine. Il vicino Canton Grigioni, esempio concreto di plurilinguismo, vive in più regioni la dinamica tedesco-italiano. È fattibile e utile per vivere la propria realtà e quelle circostanti.
Nei fatti un gran numero di ticinesi, per necessità e per forte identità svizzera, ha sufficienti competenze sia di tedesco sia di francese. Focus iniziale e priorità sono dati storicamente al francese, guardando al futuro, senza forzature e con il necessario tempo di transizione, perché non portare le prossime generazioni ad acquisire maggiori competenze e una buona padronanza del tedesco? Mi si farà notare che una volta superato il San Gottardo la lingua dominante è il dialetto. È vero. Ma le migliaia di ticinesi che si muovono tra sud e nord sanno quanto è utile e apprezzato il tedesco parlato con sicurezza dall’italofono.
Opinione pubblicata su Corriere del Ticino, 25.10.2017