Buon 1° agosto, festa Nazionale svizzera!
Ai presenti, qui riuniti in questa piazza dedicata a Giuseppe Motta, personalità airolese che ha fatto la storia della Svizzera, non ho bisogno di ricordare il valore e il significato di questo giorno. Al contrario, purtroppo, un crescente numero di concittadine e concittadini ha vissuto l’odierna giornata come semplice giorno di vacanza, sicuramente piacevole per fare costine o bagnarsi nel lago. Siamo in un’era e in una società che tende a relativizzare. Tutto quanto è simbolico ed istituzionale viene relativizzato, da taluni pure banalizzato. Ammetto che mi irrita e mi preoccupa, momenti simbolici e identitari danno energia e rafforzano la coesione di un Paese.
La Festa nazionale rappresenta per un Paese un momento per riflettere, per unirsi vivendo momenti di comunità, per cercare di capire dove siamo e dove andiamo. In un’epoca nella quale globalmente gli Stati nazionali si trovano in difficoltà identitaria, finanziaria e democratica, dove risulta evidente il conflitto tra sovranità nazionale e necessità di coordinamento internazionale, la Svizzera è un modello tanto unico quanto eccezionale. Abbiamo la fortuna, direi quasi l’onore e il privilegio, di viverci e di crescere le nostre famiglie, tanti di noi ci sono nati: cerchiamo di vivere la festa nazionale con rispetto e attenzione; non è, e non deve diventare, la festa del bratwurst! Uno Stato – democratico, funzionante ed efficiente come la Svizzera – non è un concetto astratto a cui chiedere solo prestazioni e a cui rivolgersi per lamentarsi quando qualcosa non va secondo le proprie aspettative.Se poi pensiamo a quanto la Svizzera è eterogenea e rispettosa delle diversità culturali, religiose e linguistiche, risulta ancora più importante trovare denominatori comuni simbolici come la Festa nazionale. Diffidiamo e fermiamo quindi chi relativizza questa giornata, chi poi vuole anche cambiare l’inno nazionale, togliere la croce dalla nostra bandiera, eliminare nella vita quotidiana ogni simbolo della tradizione e della religione, sostituire il plurilinguismo svizzero con l’inglese.
Come in natura anche in una società, negare le radici e i principi cardine del proprio sistema, rende fragili e incapaci di svilupparsi.
Ringrazio l’autorità comunale di Airolo per avermi invitato e ringrazio voi presenti. Airolo vive intensamente la Festa nazionale: dalla mattina con la coinvolgente ed emotivamente intensa Messa vescovile sul Passo del San Gottardo fino alla sera con questa festa e cerimonia vissuta dalla comunità locale.
Siamo in un luogo simbolico della Svizzera: ai piedi del massiccio del San Gottardo, a nord del sud delle Alpi e alla porta del nord delle Alpi. Se pensiamo alla mobilità, alla sicurezza, agli scambi tra le culture e ai rapporti commerciali tra nord e sud, Airolo è da sempre un elemento centrale della Svizzera. La storia di questa regione e delle sue genti è strettamente connessa ai basilari valori elvetici, alle caratteristiche tipiche del nostro Popolo unito nella diversità e a situazioni che fanno, e hanno fatto, il successo del nostro Paese.
Ma chi siamo? Mi viene spontaneamente da rispondere quanto segue. Il “signor elvetico” e la “signora elvetica” – nella diversità delle nostre lingue e culture nazionali -, come tanti cittadini di Airolo o della mia Mendrisio, sono di principio cittadini responsabili, legati al territorio in cui vivono, impegnati socialmente e istituzionalmente, hanno in mano il loro destino e affrontano le sfide e i problemi per gestirli in prima persona. “Elvetico ed elvetica” sono prima cittadini di Airolo, molti fieri Patrizi, poi Ticinesi e di conseguenza Svizzeri. Da sempre rifiutano l’eccessivo centralismo, amano la libertà, apprezzano la democrazia diretta, sono tolleranti, pragmatici e hanno rispetto sia per la tradizione sia per l’innovazione.
Nella storia hanno dato, hanno sofferto, ma hanno anche ricevuto. Oggi come un tempo. Prima di ricevere hanno sempre dato e dovunque possibile si sono impegnati in prima persona; ci hanno messo la faccia e le mani, hanno perso e hanno vinto. La Svizzera federale, solidale e sussidiaria è costruita sulla somma dell’impegno di tutti. Questo spirito lo troviamo anche a fondamento del Patto federale giurato nel 1291 sul praticello del Grütli.
La mia non è teoria: qui, come in ogni angolo del Paese, gli esempi si moltiplicano.
Penso alla storica evoluzione dei collegamenti stradali e ferroviari che segnano indelebilmente il territorio. Hanno generato storie di successo, ma anche riservato dolori. Penso al territorio aspro e discosto che regala una natura spettacolare, ma dove è difficile lavorare e fare impresa. Penso alla storica presenza dell’esercito con i suoi effetti positivi per la sicurezza e l’economia, ma anche con i sacrifici imposti a livello territoriale.
Gli attori istituzionali e privati coinvolti sono sempre stati tanti: decisioni a Bellinzona, decisioni a Berna e anche fuori dai nostri confini nazionali, ma la Comunità locale airolese, come tante in Svizzera, talvolta patendo e altre volte profittando, è sempre stata e sarà sempre parte attiva e impegnata del proprio destino. Nulla è successo e si è sviluppato senza Airolo e gli airolesi. Fuori dalla Svizzera non è ovunque così, pensiamoci.
I tempi presenti, a dimostrazione di una Svizzera che resta Paese unico ed eccezionale, non sono differenti. La realizzazione del tunnel di base di Alptransit ha cambiato radicalmente la mobilità locale e internazionale, ha generato un impegno eccezionale a difesa della linea storica del San Gottardo. I rischi e le opportunità sono state gestite a livello locale e gli ultimi sviluppi sono positivi.
Penso poi al risanamento totale del tunnel stradale del San Gottardo: la ricerca per anni di soluzioni, la “battaglia” nazionale, il sì popolare del 28 febbraio 2016, l’avvicinamento al grande cantiere e anche qui si prospetta un mix di difficoltà e opportunità. Per la comunità locale sono e saranno anni intensi. Già oggi dobbiamo però dire che Airolo e gli Airolesi hanno saputo generare – di fondo, nel disinteresse di altre regioni e contro la volontà delle istituzioni superiori – una situazione che ha dell’eccezionale, tipicamente svizzera, a cui va reso onore.
L’utilizzo degli inerti generati dal traforo sarà locale e permetterà una riqualifica del fondovalle di Airolo. La tanto attesa e voluta copertura dell’autostrada lungo un chilometro è un’opportunità storica per un territorio che ha dato ed è fortemente segnato. L’interramento delle corsie genererà nuovi spazi e riunirà finalmente il fondovalle. Lo si farà perché cittadini e autorità locali l’hanno pensato, voluto e ottenuto. Rispetto e onore a voi. Chiaro che anche il Mendrisiotto strozzato dal traffico vorrebbe qualcosa del genere, non serve tuttavia a nulla mettere in competizione i progetti. Airolo dimostra che le soluzioni vanno volute e costruite dal livello locale su fino a dove è necessario.
Questa è la Svizzera. Il “signor elvetico” e la “signora elvetica” hanno in mano il proprio destino. Nel futuro prossimo devono riuscire non solo ad amministrare quanto ha realizzato e ci ha consegnato chi ci ha proceduto, ma anche e soprattutto ad avere il coraggio di moltiplicarlo e di generare progetti per le prossime generazioni.
Abbiamo le basi, i mezzi e le strutture per farlo. La Svizzera, lo dimostrano svariate statistiche comparative e il nostro vissuto quotidiano, è un’isola nel complesso economicamente e socialmente solida, in un contesto internazionale molto traballante. Abbiamo un sistema formativo invidiato a livello mondiale, un benessere diffuso capace di sostenere chi è in difficoltà, un consolidato rispetto per le minoranze e per i poteri locali, siamo stabili, le istituzioni funzionano e la democrazia diretta vive: tutte condizioni quadro centrali per il futuro del Paese. Sono la base e gli strumenti per costruire il futuro della Svizzera. Con coraggio e con l’impegno delle singole realtà locali questo Paese ha tutto per garantirsi un futuro vincente.
Le soluzioni non sono facili e i progetti non si realizzano con slogan semplicistici. Non si costruisce a lungo termine parlando male degli altri o trovando sempre qualcuno a cui dare la colpa. La Svizzera resterà un Paese vincente se preserverà la sua identità federale e pluralista, se le comunità locali continueranno a vivere e a volere il meglio, consce che questo nasce dal loro impegno tramite sacrifici e opportunità da cogliere.
Viva Airolo, viva il Ticino e viva la Svizzera!
Allocuzione 1° agosto 2017 – Airolo, Piazza G. Motta