La politica famigliare evolve con la società e, malgrado taluni lo neghino, rappresenta un elemento rilevante di sviluppo. Cambiano le abitudini, i ruoli e le aspettative. La politica deve fornire risposte e porre condizioni quadro favorevoli alle future generazioni. Quando arriva un figlio i primi giorni volano fra sorrisi, strilli e infinite emozioni. Spesso la nuova famiglia viene circondata da parenti, amici, cartoline e pacchetti regalo. Tutti felici di salutare il nuovo nato. Poi la vita, che nel frattempo ha preso una piega decisamente diversa, continua. In molti casi dopo pochi giorni la mamma rimane sola a occuparsi del piccolo o se è fortunata coadiuvata da una schiera di cari animati di buona volontà. E il papà? A meno che non prenda un congedo non pagato deve tornare subito al lavoro. Una situazione vissuta con disagio. Sia alla nascita del primo figlio quando tutto è nuovo e va scoperto giorno dopo giorno. Sia, nonostante una certa esperienza, alla nascita dei figli successivi quando in un momento di grande cambiamento bisogna tener conto oltre che delle impellenti esigenze del nuovo nato anche di quelle di fratelli e sorelle più o meno piccoli.
In numerosi Paesi si inizia a dare una risposta pratica. Il congedo paternità e il congedo parentale (madre e padre si suddividono autonomamente un periodo dato) si stanno diffondendo e trovano attenzione in numerosi schieramenti politici. Sebbene nessuna legge menzioni un diritto al congedo paternità, anche in Svizzera negli ultimi anni diversi enti pubblici e alcune grandi aziende hanno incrementato il numero di giorni a disposizione dei padri. Cito l’esempio del “mio” Comune di Mendrisio dove, grazie a una mozione di cui mi ero fatto promotore nel 2010, i dipendenti comunali hanno oggi diritto a dieci giorni di congedo alla nascita di un figlio. Le esperienze fatte dimostrano la lungimiranza e la pertinenza della richiesta.
Per offrire a tutte le famiglie che vivono in Svizzera la possibilità di beneficiare di un congedo ho sostenuto attivamente la proposta del collega Ppd grigionese Martin Candinas che ha presentato un’iniziativa che chiede l’introduzione di un congedo paternità pagato per dieci giorni lavorativi alla nascita di un figlio. Esso sarà finanziato mediante le indennità per perdita di guadagno (Ipg) con un tasso di sostituzione dell’80% e un’indennità giornaliera massima di 196 franchi. La prestazione sarà limitata a sei mesi dopo la nascita e potrà essere riscossa anche per singoli giorni.
Sul principio sono tutti – o quasi – d’accordo. Quando però si tratta di finanziare delle misure concrete a favore delle famiglie il consenso scema e si alzano veti di principio. Peccato. Prima di divenire realtà, l’iniziativa ha di fronte un percorso in salita. Il padronato nicchia. Il Consiglio federale tentenna. Le competenti commissioni parlamentari prendono tempo in attesa di studi e approfondimenti. Nel frattempo la Svizzera perde l’occasione di mostrarsi innovativa nell’ambito della politica famigliare. La prossima legislatura sarà decisiva. Nella speranza che finalmente i veti incrociati che hanno bloccato ogni misura a favore delle famiglie nella corrente legislatura siano superati in maniera pragmatica, mi impegno per l’introduzione di congedi paternità o parentali.
Opinione pubblicata su La Regione, 08.10.2015