In entrata di questo dibattito dobbiamo decidere se vogliamo discutere della realtà o se vogliamo semplicemente alimentare paure, dipingere un quadro distorto e non risolvere i problemi reali. Da inizio anno a fine luglio l’Austria, Paese limitrofo e similare, ha ricevuto quasi 37’000 richieste di asilo, in Svizzera gli arrivi sono stati 15’800; meno della metà. Non significa ignorare o banalizzare la realtà, ma occorre contestualizzarla. La problematica migratoria è globale e va gestita. Non è possibile risolverla con moratorie o pensare che revisioni legislative come questa evitino ogni problema.La situazione internazionale è nota. Si muovono centinaia di migliaia di persone verso l’Europa; sempre più donne e bambini. Numerosi Paesi hanno perso il controllo della situazione. E la Svizzera? In Svizzera non c’è caos, non dorme nessuno ammassato in una stazione e gli arrivi di migranti, anche se continui ed estenuanti per chi lavora al fronte (a cui va tutta la nostra riconoscenza), sono nettamente inferiori alle cifre riscontrate nei Paesi a noi circostanti. Smettiamola di inventare problemi, solo perché mancano 5 settimane alle elezioni federali. La posizione di chi oggi invita a non entrare in materia e respingere tutto il progetto è strumentale ed elettorale. Non risolvere i problemi fa comodo, ma è irresponsabile farlo in questo ambito. La mozione “moratoria immediata in materia d’asilo”, proposta dall’UDC e trattata alla fine di questo dibattito, è indegna. È una politica da struzzi che ignora il contesto internazionale e che metterebbe in grave difficoltà il nostro Paese. Vogliamo che la gente si ammassi a Chiasso? Vogliamo fomentare l’illegalità? Vogliamo che si accumulino decine di migliaia di incarti?
Il nostro sistema “asilo” funziona, abbiamo strutture sufficienti per gestire la situazione attuale. La gestione delle richieste permette sostanzialmente di accogliere chi ha diritto all’asilo nel solco della tradizione umanitaria Svizzera. Nel contempo, i dati lo dimostrano, siamo poco attrattivi verso chi sa di non avere possibilità di accoglimento. Non siamo la “calamita d’Europa” e la situazione non è fuori controllo.
Vi sono aspetti che vanno migliorati e questa riforma ne è un elemento. Non si risolverà tutto, ma poniamo solide basi per ulteriori passi futuri. La gestione della maggioranza degli incarti torna finalmente nelle mani della Confederazione. Tramite centri federali si potranno accelerare le procedure, concentrare le risorse e gestire al meglio la logistica. Nel contempo, garantendo una consulenza giuridica gratuita, si accorceranno notevolmente i tempi delle procedure e di ricorso. I test svolti negli ultimi due anni dimostrano efficacia. Decisioni più rapide permettono di rispondere alla sfida presente, accogliendo chi merita rifugio e respingendo chi si muove per meri interessi economici o, peggio, con cattive intenzioni. Non polarizziamo il dibattito riducendolo a toni buonisti ma utopici, o a un’irresponsabile chiusura totale come vuole la moratoria UDC. Costruitelo pure un muro, ma poi guardate in faccia a tutti coloro che vi sia ammasseranno davanti.
Il PPD sosterrà la linea pragmatica della maggioranza. Il progetto è noto all’opinione pubblica, nulla di rivoluzionario. Il PPD invita la Sinistra ad assumersi le proprie responsabilità. In Commissione avete seguito la linea del Governo e della maggioranza, ora non potete venire meno alla vostra responsabilità di Governo in un dossier fondamentale di competenza della vostra Consigliera federale. Il voto popolare del 9 giugno 2013 è stato chiaro: respingendo il referendum contro la prima tappa di questa riforma è scaturito un netto sì popolare a questa linea.
Non tutto funziona correttamente, bisogna ricordare quanto va ancora migliorato. Prima di tutto la questione del rinvio dei non ammessi. Oggi troppi Cantoni, soprattutto in Romandia, non li eseguono e in aggiunta con taluni Paesi il sistema non funziona. Il Consiglio federale deve agire con maggiore fermezza. Ai Cantoni inattivi occorre togliere i contributi federali in materia. E’ inutile avere procedure celeri, ma poi dover tenere comunque tutti nel Paese. In questo ambito anche il Dipartimento degli affari esteri deve certamente agire con maggiore fermezza politica verso gli Stati interessati.
Secondariamente è ora che il Dipartimento degli affari militari smetta di nascondersi. L’esercito ha la possibilità di mettere a disposizione soprattutto infrastrutture, ma anche risorse. In caso di una crescita esponenziale di arrivi, per ora solo un’ipotesi, il PPD si aspetta un esercito disponibile a reagire con prontezza.
In terzo luogo la problematica “eritrei”. La questione va chiarita al più presto, evitando speculazioni e promuovendo un’azione diplomatica e politica concreta verso questo regime.
In conclusione non posso che ricordare che ogni giorno a Chiasso arrivano parecchie decine di migranti. La pressione per chi lavora sul terreno è costante e talvolta estenuante. È doveroso garantire loro, penso alle Guardie di Confine, il miglior quadro legislativo possibile, ma soprattutto risorse necessarie a fare fronte alla sfida. Verso passatori e approfittatori serve infine una linea molto severa con una repressione efficace.
Intervento in Consiglio nazionale, 09.09.2015