Uno su quattro: è il risultato di una recente analisi dell’impegno della gioventù svizzera nell’associazionismo. Il 25% dei giovani dedica parte del proprio tempo libero al volontariato, nelle varie forme possibili, dallo sport alla cultura passando all’aiuto al prossimo. Cumulato, l’impegno totale supera 650 milioni di ore l’anno. Tradotto in termini economici vengono “regalati” 40 miliardi disinteressatamente alla comunità. L’odierna Svizzera sarebbe molto diversa senza volontariato e solidarietà. Quanto prestato ha un valore enorme sia in termini economici che sociali. Immaginiamo se dovesse essere tutto remunerato.
Il trend negli ultimi decenni è purtroppo pericolosamente al ribasso. Cambia la società, aumentano la pressione e i ritmi della quotidianità, e cresce l’individualismo. La cultura e la tradizione fortemente svizzere dell’impegno per la comunità e del mutuo sostegno stanno perdendo attenzione tra soprattutto tra le giovani generazioni. Manca la sensibilizzazione? Manca il tempo? Mancano le opportunità? È uno sviluppo incontrovertibile?
Personalmente credo che i giovani che si impegnano per un’associazione o un’organizzazione in maniera volontaria siano un potenziale fondamentale – direi insostituibile – anche per i prossimi anni. Parimenti vi è una terza età sempre più in salute capace di dare anch’essa un contributo inestimabile. Il volontariato è intergenerazionale. Il potenziale nella popolazione è notevole, ma va organizzato e motivato, oggi più che nel passato. Alternative non ce ne sono. I benefici per la comunità – non solo in termini di risorse fiscali risparmiate – sono enormi.
Parliamone attivamente. Riflettiamo in prima persona guardando alla nostra quotidianità. Cerchiamo di capire dove è possibile ricavare spazi e momenti per un impegno volontario. Se l’evoluzione sarà confermata nei prossimi anni si creerà un vuoto molto pericoloso. Immaginare o auspicare che Comuni, Cantoni e Confederazioni sostituiscano quanto sino ad oggi prestato volontariamente è concettualmente sbagliato e finanziariamente proibitivo per gli enti pubblici.
Sono convinto che occorra bloccare prima possibile la tendenza al disimpegno. Per farlo non esiste una soluzione preconfezionata. Ci vuole una presa di coscienza generale e un impegno diffuso affinché la Svizzera non perda un elemento fondamentale del proprio costrutto sociale. Senza volontariato non è Svizzera. Incentiviamolo nelle scuole e sul luogo di lavoro.
Urge un lavoro di sensibilizzazione che porti alla comprensione dei valori e delle motivazioni intrinseche del volontariato, ma servono anche condizioni quadro favorevoli a questo fondamentale impegno. Nella scuola e nelle famiglie c’è ampio margine di manovra, tanto quanto anche l’economia privata può e deve contribuire maggiormente aiutando e sostenendo chi presta un impegno volontario. È un investimento per la comunità. Nel volontariato si vivono esperienze formative, si conosce la comunità e, aumentando il proprio bagaglio personale, si contribuisce alla coesione sociale.
Opinione pubblicata su Giornale del Popolo, 29.08.2015