“Sostenere le famiglie! Esentare dalle imposte gli assegni per i figli e gli assegni di formazione”: il titolo riassume perfettamente l’obiettivo di questa iniziativa. Diversamente da quanto accade attualmente gli assegni per i figli e quelli di formazione non dovranno più essere computati nel calcolo delle imposte federali, cantonali e comunali, ma restare integralmente alle famiglie.
Oggi, infatti, secondo il principio “un figlio, un assegno”, con una mano vengono distribuiti assegni per un totale complessivo di 5 miliardi di franchi – finanziati dai datori di lavoro – mentre con l’altra lo Stato ne sottrae 1 miliardo tramite le imposte. L’iniziativa chiede che l’assegno resti integralmente a disposizione delle famiglie. Solo esentando fiscalmente gli assegni le famiglie potranno disporre totalmente del sostegno che ricevono, indipendente dalla capacità finanziaria e da come hanno deciso di suddividere il grado di occupazione e i compiti educativi fra i partner. È una questione di principio e deve valere per tutte le famiglie svizzere che pagano le imposte. Gli oppositori all’iniziativa sostengono che la stessa vada ad aiutare solo le famiglie benestanti: una critica errata e irrispettosa. Il Dipartimento federale delle finanze ha calcolato che un esonero fiscale degli assegni nell’ambito dell’imposta federale diretta andrebbe a beneficio di oltre 430’000 famiglie. Su scala nazionale sono oltre 1 milione le famiglie che pagano le imposte cantonali e che, a dipendenza del Cantone di domicilio, potrebbero beneficiare di un risparmio più o meno grande. In media si stima un risparmio annuale di circa 1’000 franchi per famiglia. Questo, senza calcolare le conseguenze indirette dell’esonero fiscale degli assegni a favore delle famiglie del ceto medio-basso. Infatti, non dovendo più computare anche gli assegni per i figli e quelli di formazione, il reddito imponibile si abbasserebbe con molteplici benefici. Un’aliquota fiscale inferiore dà la possibilità di accedere a sussidi importanti come quello per la cassa malati o alle borse di studio e l’opportunità di beneficiare di tariffe inferiori nell’ambito di servizi fatturati in base al reddito (si pensi agli asili nido o alle mense). Un aiuto concreto e utile a garantire ossigeno a numerose famiglie che oggi faticano a fare quadrare i conti. Evidentemente, chi oggi non paga imposte perché ha un reddito troppo basso non beneficerà dell’iniziativa, ma questo non è un motivo per penalizzare le numerose famiglie con figli a carico che le pagano. Gli aiuti sociali a beneficio di chi non ha un reddito sufficiente non sono messi in discussione. Ma è giusto ricordare che questi sono finanziati anche dalle famiglie del ceto medio per le quali ogni franco è rilevante. Chi combatte l’iniziativa affermando che “serve solo ai ricchi” e che “mancheranno soldi nelle casse dello Stato” dimostra scarsa attenzione nei confronti di un’importante parte della popolazione. In politica si parla molto della famiglia, ma fare politica per le famiglie significa anche lasciare loro i mezzi necessari per crescere i figli e condurre una vita dignitosa. Quest’iniziativa è una proposta mirata e concreta. Indipendentemente dal modello di vita scelto tutte le famiglie avranno qualche franco in più nel portamonete a fine mese!
Opinione pubblicata su Giornale del Popolo, 12.02.2015